lunedì 5 marzo 2018

COME HO CONOSCIUTO LA MIA RAGAZZA GIAPPONESE


COME HO CONOSCIUTO LA MIA RAGAZZA GIAPPONESE

L'incredibile storia di un incontro fortuito che mi ha cambiato la vita




Dopo l'inaspettato successo dell'articolo LA MIA RELAZIONE CON UNA RAGAZZA GIAPPONESE, in molti mi avete scritto per saperne di più: per capire come fare per conoscere una ragazza giapponese (cosa che tra l'altro avevo già trattato in un altro articolo che trovate QUI) ed in tantissimi mi avete chiesto come abbia fatto a conoscere la mia attuale ragazza.
Bhè, in effetti la vicenda è davvero particolare perché che ci crediate o no, non l'ho conosciuta in Giappone e nemmeno in Italia.
Munitevi di popcorn: si parte col racconto.

Sono sempre stato uno scapestrato, uno che ha costantemente messo i propri sogni ed i propri bisogni prima di ogni altra cosa; uno che non programma ma che lascia che la vita prenda il suo corso, un fedele seguace del Pánta Rheî di Eraclito e del Carpe Diem di Orazio, per intenderci.
Ho sempre dato precedenza alle mie voglie piuttosto che ad un progetto di futuro, o alla regolarità e stabilità economica, o allo studio, al lavoro, alle ragazze e, ahimè, delle volte le ho anteposte anche alla mia famiglia.
Un egoista? Forse sì, ma nel mio mondo la parola egoismo non ha solo accezione negativa e sono del parere che nella vita le chance vadano colte e vissute a pieno, e non rimpiante.
Che poi è anche la storia di questo blog, no? Un colpo di testa, una cosa nata all'improvviso, senza un minimo di cognizione di causa, quando invece avrei dovuto impegnare il mio tempo in tutt'altro.
Eppure questo aborto di blog mi sta togliendo moltissime soddisfazioni e sapere che tanta gente legge le stronzate che scrivo, mi rende felice ed anche stupefatto! Strani gusti che avete comunque.
Come al solito sto tergiversando...

Qui potete vedermi nella versione equilibrata

Correva l'anno 2014 e mi trovavo a Taipei (Taiwan), dopo essere stato nelle Filippine, per incontrare una mia amica taiwanese conosciuta in un precedente viaggio, che mi aveva invitato a passare del tempo insieme. Ai tempi ero single e spensierato ed accettai al volo (anche perché, onestamente, la tipa era proprio niente male: con un passato da modella ed ora hostess per una famosa compagnia degli EAU).
Si può dire che fossi lì per lei, ma in realtà lei era solo la scusa; ero lì per godermi Taiwan, prima ancora le Filippine e successivamente la Thailandia; il classico viaggetto di piacere che uno come me non si nega mai quando si crea l'opportunità.
Ovviamente viaggiavo solo, come ho imparato a fare col tempo.

In passato quando pensavo ad un viaggiatore solitario avevo pena e disprezzo per il suo ideale di viaggio. Per me il viaggio doveva essere concepito in compagnia, con amici con cui divertirsi o con la propria ragazza.
Quanto diamine devi essere sociopatico per preferire un viaggio da solo? O forse sei solo talmente disadattato da non avere amici? Oppure sono proprio gli amici a schifarti e a non voler partire con te? Razza di sfigato!

MI SBAGLIAVO! Oh se mi sbagliavo...
Viaggiare da soli è un qualcosa di unico, è un viaggio composto di vari strati di esperienze: è una scoperta, una sfida, un mettersi alla prova, un conoscere sé stessi e conoscere i propri limiti per affrontarli e, la maggior parte delle volte, superarli e crescere.
Sono cambiato molto da quando ho cominciato a viaggiare in solitaria e vi assicuro che mi preferisco molto più oggi di quanto lo facessi in passato.

Tornando in quel di Taipei, era un caldo ottobre del 2014 ed ero seduto nella hall dell'hotel quando una ragazza venne a sedersi di fronte a me. Scoprii solo in seguito che era semplicemente in attesa di un taxi e si era seduta sull'unica poltrona libera nella sala, ma il mio inguaribile ed insensato ottimismo mi aveva fatto credere che in qualche modo avesse scelto quel posto perché vi ero seduto io. CERTAMENTE!!!

Lei, turista solitaria (prassi molto comune in Asia, quella del viaggiare soli), con vari opuscoli turistici di Taipei tra le mani ed una bellezza che mi tolse il fiato.
Capii immediatamente di che nazionalità fosse. Dopo tante volte in Asia impari a riconoscere le varie popolazioni e a distinguere i cinesi dai giapponesi, dai koreani, ecc ecc.
La grazia dei suoi movimenti e la compostezza nel sedere su quella poltroncina le targavano in fronte a lettere cubitali: GIAPPONE.

Attesi giusto 4 secondi... forse 5.

Iniziai subito con la rodatissima mossa della supercazzola prematurata con doppio scappellamento a destra, terapia tapioco come se fosse antani.
In pratica: balbettando qualcosa di incomprensibile con falsa disinvoltura, con quel ghigno da cazzone che però mi rende popolarissimo tra gli anziani e mi fa tanto amare da mia nonna.
Di risposta, lei sorrise!!! (E te credo, sembravo un ebete)
E le si formarono una sorta di fossette sopra al naso.
SBAAAM! Ero cotto! Andato! Bruciato!
Finito...


Provai a dire altro ma le parole non uscivano, ero bloccato.
Eccheccazzo!!! Proprio ora? Ora che devo dare il massimo?
"Non farmi questo scherzo proprio ora!" urlai al mio cervello; eppure in genere la parlantina non mi manca!
Il suo taxi era arrivato e la chiamarono dalla hall.
Avevo poco tempo e mi lanciai nel vuoto, senza paracadute.
Strappai un angolo di un giornale sul tavolino, mi munii di penna e ci scarabocchiai il mio numero.
"Sono qui a Tapei da solo, lo so che è da pazzi chiederti di fare un giro turistico insieme, e forse penserai che sono troppo avventato ma... insomma, questo è il mio numero... se ti andasse, sai come contattarmi".
Che diamine avevo appena fatto? 😱
Ma sì dai, l'ennesima figura barbina della mia vita, capirai!
Come se non ne avessi già fatte tante...

Lei sorrise di nuovo, prese con entrambe le mani il bigliettino stropicciato che le porgevo ed accennò un inchino.
Si voltò e si diresse al suo taxi.

Rimasi in piedi come un ebete ad osservarla mentre andava via.


Poi uscii anche io, dovevo vedermi con la mia amica ed altra gente per cenare tutti insieme.
La serata fu strana perché non facevo altro che pensare alla ragazza giapponese che avevo appena incontrato.
Eppure ero a cena con tante belle donne.
Ma niente, completamente cieco. (Che stronzo! Direte voi portatori sani di pene. Eh... lo so! Ma sapete bene, tutti, che quando prendi una badilata sulle gengive è difficile riprendersi. Serve del tempo e a me, in quel momento, il tempo scarseggiava).
E poi come tutti gli uomini, riesco a fare solo una cosa alla volta, in quel momento pensavo a lei.

Avevo gli occhi sognanti di un bimbo che va a dormire la sera prima di Natale, in attesa di scartare il proprio regalo.
La cosa più divertente fu che quella stessa sera, durante la cena, quella pazza scocciata di una giapponese mi scrisse... e mi diede appuntamento nella hall dell'hotel il mattino seguente.
Ce l'avevo fatta! Dajeeeeeee...
In verità, la cosa più divertente non fu proprio questa. La cosa più divertente fu che la mia amica taiwanese mi chiese di salire in camera mia in hotel ed io gentilmente rifiutai, dicendole che ero stanco.
Ero chiaramente posseduto!!!

Calma... calma... piano...
Lo so cosa state pensando...
Allora:
per gli insulti riguardo la mia sessualità ricevo tutti i giorni (escluso i festivi) dalle 10 alle 13, per quelli riguardo la mia salute mentale invece faccio turno pomeridiano, dalle 15 in poi.
Mettetevi in fila.

La mattina seguente la incontrai nella hall dell'hotel ed andammo insieme a visitare il "Chiang Kai-Shek Memorial Hall".
Oggi viviamo insieme.

Fine.

Chiang Kai-Shek Memorial Hall

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