I GIAPPONESI ED IL LORO STRANO RAPPORTO CON L'ALCOL
Quando il bere diventa un obbligo sociale
Carissimi lettori di Giapponiamo, oggi vorrei parlarvi di un argomento che mi ha sempre incuriosito e divertito molto: l'usanza tutta nipponica di sbronzarsi "abbestia" fino a perdere ogni tipo di connessione col mondo (e con i propri neuroni).
Ora mi direte: "oh grande, che racconti? Noi italiani ci sbronziamo a più non posso e siamo i numeri uno!"
No, mi spiace contraddirvi ma l'Italia è il 97° paese al mondo per consumo pro capite di alcol; ma non è questo il punto, ad essere diversa è proprio "la concezione di sbronza".
In Italia ci si sbronza perché, bhò... non saprei: per divertirsi? Per provare l'effetto che fa? Per vedere il mondo con "occhi nuovi"? Non lo so... Non vorrei ora aprire un caso generazionale sul consumo d'alcol in Italia e tra i giovani. Vi assicuro però che in Giappone è diverso.
Innanzitutto si beve solo di sera e mai durante il giorno; ma partiamo per gradi.
Dovete sapere che l'alcol in Giappone è parte fondamentale di cultura e società: non è proibito né demonizzato.
I giapponesi sono gran produttori d'alcol ed anche gran consumatori; oltre a produrre il sake (il distillato di riso che li distingue nel mondo) sono anche grandi produttori di birra (recente è la notizia della Peroni passata ai giapponesi del gruppo Asahi) e di whiskey (alcuni tra i migliori whiskey al mondo sono di origine giapponese).
Inoltre, in una società in cui i rapporti inter-umani non sono al primo posto tra le cose da fare oggi, ecco che l'alcol acquisisce un ruolo fondamentale.
Lo chiamano NOMMUNICATION (dove "nomu" significa bere in giapponese) ed altro non è che il relazionarsi con diverse persone grazie all'elevata comunicazione e disinibizione che l'alcol può provocare.
Il classico aiutino che il drink ci offre se siamo troppo timidi e timorosi.
Chi di noi non si è fatto aiutare da un paio di drink per trovare il coraggio di abbordare quella tipa in discoteca che poi, diciamocelo, dopo 2-3 drink diventava anche più figa? Miraggi e magie che solo l'alcol può creare; o al massimo gli occhiali da sbronzo dei Simpson che ti permettono di vedere il mondo con gli occhi di un ubriaco.
Ecco: noi italiani chiediamo aiuto al dio Bacco per rimorchiare una ragazza, i giapponesi invece, hanno bisogno d'alcol per... parlare tra loro! Sì, parlare. Trovano coraggio nell'alcol per... parlare.
Vi ho già detto che li amo da morire?
La nommunication è diventata parte integrante della società nipponica, soprattutto negli ambienti lavorativi dove, dopo una dura giornata di lavoro, si va tutti insieme a bere negli izakaya con il boss del lavoro a fare da capo cordata. In Giappone non esistono i bar ma gli izakaya che sono dei localini dove puoi bere e stuzzicare qualcosa da mangiare, tutto in stile giapponese.
tipico izakaya giapponese |
Fin qui, nulla di così strano, direte.
In effetti da loro mi sarei aspettato di peggio, ma dovete sapere una cosa sui giapponesi: non sono stati concepiti e programmati per bere. È la natura stessa a chiedere che loro non bevano perché geneticamente inadatti.
Le mie parole possono sembrare crude ma è davvero così.
Mi spiego meglio: tutti gli esseri umani hanno un enzima capace di catabolizzare l'alcol, chiamato ADH (alcol deidrogenasi); una proteina che piglia l'alcol (sostanza tossica) e lo scompone rendendolo meno tossico per il nostro organismo.
Tutti gli esseri umani ce l'hanno... tutti... o quasi! I giapponesi no!
Ne sono completamente sprovvisti o ne hanno in quantità inferiore.
La struttura genetica e fisica del giapponese non è adatta all'alcol, ma lui non lo sa e beve lo stesso.
Risultato: sbronza potentissima da coma etilico dopo un bicchiere di vino.
ragazzo giapponese in treno dopo una serata passata a bere in compagnia dei colleghi di lavoro |
-Che culo!- direte -questi si ubriacano spendendo due euro!-
Bhè sì... spendono meno di noi per bere ma pigliano delle "stonate" che nemmeno immaginate.
Non è raro trovare i salary man (classici lavoratori giapponesi) accasciati in ogni dove privi di coscienza: sui marciapiedi, sui treni, sui gradini di qualche scala. Buttati lì 'mbriachi fracichi e lasciati al loro destino.
La cosa ancora più bella è che gli altri giapponesi di passaggio, che non hanno avuto la (s)fortuna di bere quella sera, comprendendo il disagio del povero malcapitato di turno (potrebbe presto toccare a loro) cercheranno di sistemarlo alla meglio su qualche panchina o adagiato su qualche muretto.
Se poi non ci si è sbronzati soli ma con amici o colleghi, penseranno questi a chiamare un taxi che caricherà il comatoso in questione, per scaricarlo gentilmente all'indirizzo fornito dai pochi superstiti della serata; ovviamente sempre sul ciglio della strada, parcheggiato tra l'umido e l'indifferenziato.
La magia si compie poi la mattina dopo, al risveglio.
Il beone avrà ancora tutto con se (soldi, pantaloni, scarpe), tutto! I giapponesi non rubano e non disturbano un povero ubriaco steso per strada. Magia!
Con i vestiti sgualciti e l'alito fresco di chi ha mangiato una dozzina di calzettoni luridi trovati in uno spogliatoio lercio di un campetto di periferia, il salary man si recherà alla stazione dei treni più vicina e sarà pronto ad affrontare un'altra giornata di lavoro, privo di ogni ricordo della serata precedente ma ben programmato a fare il suo dovere.
Kanpai!!! (Salute!) 🍻
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